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Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell'Abruzzo e del Molise

OMAGGIO AI MATURANDI 2020

Per il 9 giugno Giornata internazionale degli Archivi  la Soprintendenza Archivistica e bibliografica dell’Abruzzo e del Molise propone un OMAGGIO AI MATURANDI DEL 2020, argomento tratto dall’Inventario dell’Archivio storico della “PROVINCIA DI MARIA SS.MA DELLA PIETÀ” - RITIRO di ISOLA DEL GRAN SASSO (TE) SANTUARIO SAN GABRIELE DELL’ADDOLORATA.

L’Archivio, dichiarato di particolare interesse culturale nel 2009 con provvedimento n. 125, è stato riordinato e inventariato da Anna Maria Censorii con il coordinamento della Soprintendenza.

 Omaggio ai maturandi 2020

 La straordinaria emergenza sanitaria annulla il rito della “benedizione delle penne” che, da tradizione, si svolge al santuario di San Gabriele di Isola del Gran Sasso in provincia di Teramo a 100 giorni dagli esami di maturità.

 Quest’anno sarebbe stato il 40° appuntamento 

Questo anno la tradizionale “festa dei 100 giorni” cadeva di lunedì 9 marzo 2020, giorno che ha coinciso con l’inizio del lockdown.

La primavera di questo 2020 sarebbe dovuta essere per il Santuario una primavera ricca di ricorrenze ed eventi, in quanto ricorre il Centenario della canonizzazione di San Gabriele. 

Francesco Possente, nato ad Assisi il 1° marzo del 1838, alias Gabriele dell’Addolorata all’età di 18 anni decide di intraprendere la vita religiosa. Il 6 settembre 1856 parte da Spoleto, città dove si era trasferito con la famiglia, e raggiunge Morrovalle (Macerata) per iniziare il noviziato e vi resta tre anni. Il 10 luglio 1859 arriva nel conventino dei Passionisti a Isola del Gran Sasso per intraprendere gli studi di teologia.

lettera 23 sg

 Il 27 febbraio 1862 muore di “malattia endemica polmonare”, tubercolosi, all’età di 24 anni, ancora studente presso il Ritiro di Isola. La sua storia non finisce con la sua morte.Gabriele fu dichiarato Santo il 13 maggio 1920 dal Papa Benedetto XV. Pochi anni dopo, nel 1926, Pio XI lo dichiarò Compatrono della Gioventù Cattolica italiana. Nel 1959 papa Giovanni XXIII lo nomina Patrono d’Abruzzo.

 La devozione al Santo è molto sentita in Abruzzo, soprattutto per tutto ciò che riguarda i giovani: salute, amori e successo negli studi. A rivolgersi al Santo erano soprattutto le madri che chiedevano di vegliare sui propri figli quando si trovavano ad affrontare una prova di vita particolarmente impegnativa e, se venivano “ascoltate” si ringraziava. A questo proposito una speciale testimonianza: 

San Gabriele pensaci tu!

Teramo, luglio 1972

Ci eravamo diplomati da qualche giorno io e mio fratello e nel bel mezzo di un pranzo casalingo per festeggiare l’avvenimento, nostra madre annunciò" Domani sera c’è la luna piena, andiamo a San Gabriele a piedi. Ho fatto un voto al Santo per il vostro esame di stato.”

Una pratica devozionale, molto diffusa a quei tempi, soprattutto nelle famiglie di origine contadina come la nostra, faceva sì che, nei momenti più importanti della vita domestica, si ricorresse a San Gabriele dell’Addolorata, uno dei santi più amati dalla nostra gente e patrono d’Abruzzo.

Il diploma era un traguardo per tutta la famiglia; metteva fine a tanti sacrifici fatti per far studiare i figli e apriva le porte a noi ragazzi per un futuro carico di promesse. Ottenuto il diploma, per il quale avevamo studiato intensamente e trascorso giorni pieni di ansia e trepidazione, il Santo andava ringraziato secondo tradizione, o per meglio dire, offrendo un rituale penitenziale.

L’andare a piedi “a sciogliere il voto” da Teramo ad Isola del Gran Sasso (circa 35 km), attraversando paesi, percorrendo sentieri, campagne e colline, era una sorta di sacrificio donato al Santo che aveva esaudito le preghiere di nostra madre. A dire il vero anch’io, nei momenti di tensione durante lo svolgimento dell’esame, mi ero raccomandata e affidata al “ divino”, ma in modo meno vincolante.

L’indomani sera, dopo aver preparato panini di conforto per il viaggio notturno, ci mettemmo in cammino raggiunti dalla mia amica del cuore Giovanna, anche lei reduce dalle fatiche dell’esame di stato e da un nostro cugino che, a detta della famiglia, aveva tanto bisogno della protezione di San Gabriele per un’adolescenza un po’ troppo vivace e turbolenta (all’epoca non si ricorreva agli psicologici, piuttosto ci si raccomandava ai santi).

Nostra madre, allora prossima ai cinquant’anni, aveva un passo spedito che mantenne fino a Montorio al Vomano, imponendo il ritmo di cammino anche a noi giovani. Nel paese ci accolse una conoscente che ci fece trovare un buon caffè e ottimi biscotti montoriesi. Era in uso offrire ai pellegrini di passaggio un ristoro da parte degli abitanti del posto.

Per giungere a Montorio avevamo percorso la statale, ora si trattava di individuare, nel buio della notte, rischiarata però da una persistente luna piena, sentieri e scorciatoie per arrivare alla Costa della Luna che consentiva di valicare un piccolo monte e trovarsi velocemente, si fa per dire, nei pressi di Tossicia dove era prevista la seconda sosta. Non fu difficile per nostra madre districarsi nei vari sentieri, fin da bambina una volta l’anno si era recata, con le cosiddette compagnie, a piedi in pellegrinaggio al santuario.

Inerpicarsi lungo la Costa della Luna fu arduo per me. A rendere il mio cammino più faticoso del previsto una dimenticanza o distrazione che in quella circostanza mi costò assai caro: non avevo indossato le calze e le scarpe da tennis mi avevano già martoriato i piedi.

Verso le cinque del mattino giungemmo nei pressi di Tossicia; avevo bisogno di una sosta più lunga per far riposare i miei poveri piedi doloranti e così ci separammo. Con Giovanna mi sedetti sui gradini di una casa, mentre gli altri proseguirono verso il santuario per ascoltare la prima messa. Avvolta in una copertina, stremata dalla stanchezza, addentai un buon panino, liberai i piedi dalle famigerate scarpe e cercai di lenire il dolore immergendoli nell’acqua di una fontana lì vicino. Iniziammo a ridere della buffa situazione e a giocare con l’acqua, all’improvviso si aprì una finestra e i padroni della casa, svegliati dal nostro vociare, ci cacciarono in malo modo. Riprendemmo la statale, ormai pochi chilometri ci separavano dalla chiesa, ma più di una volta fui tentata di fermare qualche rara macchina per chiedere un passaggio. Non lo feci perché sarebbe stata una sconfitta per me e poi non volevo deludere mia madre che considerava la fatica e la sofferenza, in questo caso dovute essenzialmente ad una mia disattenzione, un insegnamento di vita, secondo i principi educativi del tempo.

Dopo la faticosa nottata, il Santuario mi apparve come un miraggio e finalmente seduta sul banco, tra preghiere e litanie, sorrisi a San Gabriele, contenta di trovarmi in quel luogo sacro…

Negli anni ho compreso il vero significato di quel cammino che resta tra i ricordi più belli della mia giovinezza.

        Maria Teresa Spinozzi


 Come nasce una tradizione: dall’Eco di San Gabriele, 3 maggio 1980

Eco san gabriele

maturandi san gabriele


Il lettore si chiederà perché una Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Abruzzo e del Molise propone questo tema nella Giornata Internazionale degli Archivi? La spiegazione è semplice, oltre all’argomento di apertura scelto proprio per omaggiare con un buon augurio gli studenti che dovranno affrontare la maturità in una condizione anomala, si vuole portare a conoscenza un Archivio di particolare interesse culturale, inventario realizzato dall’archivista dott.ssa Annamaria Censorii e seguito da questa Soprintendenza in stretta collaborazione con P. Roberto Facchinei, archivista e bibliotecario del Ritiro di Isola del G.S.

Si pubblica in questa sede l’introduzione storica e la presentazione dell’Archivio




Ultimo aggiornamento: 31/08/2023